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L'arte della coloratura

2011 scritto da Rita Cammarano

 

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Partitura e parti — Soprano
ed.ne Vigor Music
Rita Cammarano

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Il canto dell'universo — 2020

scritto da Rita Cammarano

 

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Il duetto Soprano — Tenore nella produzione verdiana 2020
scritto da Rita Cammarano

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Dalla prefazione dei libri:

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Il duetto Soprano-Tenore nella produzione verdiana — 2020
 
Il libro tratta della produzione musicale di Giuseppe Verdi restringendo l'area d'indagine su una delle caratteristiche di maggior spicco della sua scrittura musicale: il "duetto".

In particolare tratta del duetto soprano-tenore quale incontro-scontro a seconda delle vicende rappresentate tra l'eroina e l'eroe principale del dramma. Vengono a contatto due flussi, concordi o discordi, di grandi passioni, che nella tessitura musicale possono incontrarsi o divaricare, disporsi in simmetria o in combinazioni asimmetriche, secondo il gusto e l’estro del compositore, ma anche in relazione alle caratteristiche poetico-drammatiche del libretto.
Il canto dell'universo — 2020
 
Il testo pone l’accento sulle diverse tematiche che sia gli appassionati di musica,
sia i musicisti e i musicologi si trovano ad affrontare nella loro quotidiana esperienza.
La prima parte della monografia si occupa di problematiche che concernono l'aspetto filosofico della musica ed hanno, comunque, ripercussioni sulla teoria e sulla concreta pratica musicale.
Esaurito questo aspetto generale dell’opera si è affrontato la musica da un'angolazione particolare, che si potrebbe definire storico-filologica, soffermandosi su un testo di Giuseppe Mazzini.
La terza parte è infine incentrata su aspetti psicologici che mostrano di avere attinenza stretta con le varie forme di struttura musicale.
A tale riguardo è stata fatta allusione, brevemente, anche alla psicoanalisi ed alle teorie di Freud e di Jung, evitando, però, di assolutizzare ed enfatizzare tale collegamento.
L'arte della coloratura — 2011
 
La presente monografia, focalizzata sull’incidenza dell’arte della coloratura sull’ampia e variegata produzione in cui  l’opera lirica, in particolare quella di tradizione italiana, viene ad articolarsi, non ha pretese di esaustività e completezza.
La scelta di   una scansione degli argomenti trattati secondo uno schema cronologico- storico non intende proporsi come una breve storia della musica.
La mia intenzione era procedere per rapidi flashes, al fine di seguire, nelle sue svolte più significative, l’evoluzione del   genere operistico appunto   da una   prospettiva specifica   e   ben individuata: la tecnica della coloratura.  
E’ in riferimento a questo assunto centrale che tale lavoro interdisciplinare va considerato.
In particolare, mi premeva mettere in luce, attraverso un excursus tra le varie epoche storico- culturali, in che misura la tecnica predetta venisse a strutturarsi ed a modificarsi e soprattutto quale risultasse la sua autentica funzione nella tessitura musicale.
Vengono così a delinearsi due distinte tipologie di  coloratura: la prima, di stampo barocco,   con funzione prevalentemente esornativa, che è alle radici della stessa nozione di bel canto, contraddistinta da virtuosismi e ogni genere di acrobazie vocali, di cui riscontriamo gli estremi residui nella produzione rossiniana, ed un altro tipo di coloratura, che si impone in tutto il   periodo romantico, ed in cui viene a determinarsi la fusione tra elaborazione tecnica e finzione scenica, tesa ad evocare stati d’animo, delicate sfumature psicologiche, contrasti di passioni, scontri tra situazioni personali inconciliabili.
Questa seconda specie   collega, in   modo indissociabile,   l’artificio tecnico, pur necessario ed insopprimibile nell’opera lirica, ad un’esigenza di verosimiglianza non oggettiva – chè sarebbe impossibile – ma emotiva. In altri termini, è la coloratura a porsi al servizio, quale strumento ausiliario, della situazione scenica evocata, al fine di accrescere il pathos e di coinvolgere lo spettatore.  
La coloratura che potremmo definire di “emozione”, contrapposta a quella di agilità, presenta caratteristiche specifiche ben distinte: è escluso il gioco vocale fine   a sé   stesso e qualsiasi escursione dello strumento voce serve ad esaltare l’espressione di stati patologici o comunque “alterati” della coscienza e della psiche dei personaggi.
L’aspetto tecnico, in ultima analisi, cede rispetto al fattore psicologico- drammatico, ed è appunto ciò che suscita, facilitandolo, il plauso delle platee grazie al meccanismo dell’auto- identificazione, ben noto ad Aristotele, che lo faceva culminare nella catarsi. Mi rendo conto che la presente trattazione possa presentare qualche lacuna, ma mi ritengo sufficientemente appagata se almeno sono riuscita a suscitare stimoli che altri, con << migliore penna >> della mia, potranno adeguatamente sviluppare con ulteriori ricerche.